Articoli di Giovanni Papini

1955


in "Schegge":
Una mattina d'ottobre
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXX, fasc. 282, p. 3
Data: 27 novembre 1955


pag. 3




   Stamani, quassù, era una di quelle giornate che se fossero sempre così sarebbe peccato morire. Per quanto sia ottobre, c'era, di levata, un di que' soli vergini e preziosi che fanno parer belle anche le masse di concio negli zappati. Brillavan controluce, sotto le fascie oblique dello splendor celeste, le piagge coperte d'una peluria nuova di smeraldo e di veronese. A valle, tra i poggioni che si fronteggiano come cervici d'elefanti, s'impaludavan le nebbie in laghi di vapore fatato; di faccia, in vetta al monte più alto, una carbonaia alzava nell'aria un salice di fumo che poi s'è steso e spanto verso mezzodì simile alla coda d'una cometa. Perfino il ponte, imbiondito di luce e di gloria, sembrava un arco di trionfo a tre vani e vi passavan sotto, chiassando come legioni contente, l'acque del fiume che va a Roma. Tutte le piante delle macchie, nere e stillanti, pareva volesser risuscitare lo sfoggio della primavera contro l'approssimarsi dell'autunno. Ogni erba ributtava fuori il suo filo di seta verde e dianzi mi son trovato fra i piedi, nel mezzo d'un sentiero, una di quelle pratoline, coi petali candidi orlati di rosso zeffirino, compagna alle migliaia che scoppiano per festeggiare il ritorno d'aprile.


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